MANIFESTO E PROGRAMMA D’INTENTI DELL’ASSOCIAZIONE PIER GIORGIO FRASSATI
Diagnosi
I dati sull’economia italiana evidenziano una crescita del disagio nelle fasce meno abbienti come disoccupati, persone con modesta retribuzione, separate o con famiglia a carico, anziani con pensione minima, così come aumento dei senza tetto, del ricorso alle mense della Caritas, di coloro che frugano nei cassonetti della spazzatura, da un lato, e la proletarizzazione di una quota crescente di quella che prima era la spina dorsale del paese, dall’altro: la piccola borghesia fatta di giovani insegnanti o dipendenti con contratti a termine che rinunciano a sposarsi o ad avere figli per via delle loro condizioni di precarietà; impiegati pubblici e privati che, alla luce della tassazione crescente e della perdita del potere d’acquisto del loro reddito non possono più permettersi una casa di proprietà e rinunciano ad acquistarla oppure vendono quella che hanno per andare in affitto, ovvero vendono la nuda proprietà; piccoli imprenditori in crisi costretti a licenziare i loro dipendenti, a cedere i loro averi e che talora si suicidano o diventano a loro volta indigenti.
Dal 2004 ad oggi il tasso di disoccupazione generale è cresciuto dall’8,2 al 12,6 per cento[1]; lo scorso agosto il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ha raggiunto il picco del 44,2%[2].
Secondo l’ISTAT, “nel 2013, il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila)”[3]. Sempre secondo l’ISTAT, “Nel 2013, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2012), della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.[4]”.
Non più rosee sono le statistiche relative all’andamento demografico: “Nel 2013 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 514.308 bambini, quasi 20 mila in meno rispetto al 2012. Il dato conferma che è in atto una nuova fase di riduzione della natalità: oltre 62 mila nascite in meno a partire dal 2008. Ancora più marcata la diminuzione delle nascite da entrambi i genitori italiani (-70 mila nell’ultimo quinquennio). Questo avviene in larga misura perché le donne italiane in età feconda sono sempre meno numerose e fanno sempre meno figli. Si avvertono inoltre le conseguenze del forte calo della nuzialità registrato nello stesso quinquennio (circa 53 mila nozze in meno). I nati all’interno del matrimonio, infatti, scendono per la prima volta sotto quota 400 mila: nel 2013 sono appena 380.863, quasi 83 mila in meno in 5 anni”[5].
L’Italia malato d’Europa ma l’Europa stessa in declino: dati analoghi a quelli appena indicati mostrano indicazioni preoccupanti sull’andamento della crescita economica dei Paesi dell’area dell’Unione europea in rapporto ad altre aree del mondo, con indicazioni sull’andamento demografico ancora più allarmanti.
Se si guarda poi alle istituzioni europee non si può non riscontrare un blocco se non una regressione del progetto di De Gasperi, Adenauer e Schuman, i tre cattolici che avviarono un processo politico di cui sembrano persi sia l’entusiasmo, sia la memoria del ruolo che vi ebbero i cattolici, così come fu uno statista cattolico, Helmut Kohl, uno dei principali artefici della riunificazione della Germania e dell’Europa[6].
“Ogni sforzo, infatti, che si esaurisse nell’ambito nazionale sarebbe incapace di risolvere il grave problema economico e sociale che travaglia il Paese” sono parole pronunciate da Alcide De Gasperi 65 anni fa[7] ma come appaiono attuali!
La nostra epoca invece vede evocare l’Europa come la causa e non la soluzione dei problemi. Partiti antieuropeisti e xenofobi riscuotono effimeri successi elettorali in tutto i Paesi membri dell’Unione europea la quale, invece, ha la responsabilità di non essere andata abbastanza avanti dai tempi dei suoi padri costituenti. A più di 60 anni dal fallimento della creazione della Comunità europea di difesa l’Unione europea non ha avuto il coraggio di riprendere quel progetto, ha unificato la moneta ma non ha una sua vera e propria politica economica (e non serve aver conseguito il Nobel dell’economia per capire anche intuitivamente l’assurdità della situazione). E ha perfino rinunciato a chiamare Costituzione l’insieme dei patti che legano i suoi Paesi membri, tradendo il Trattato firmato a Roma in tal senso il 29 ottobre 2004, che volando alto si chiamava “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa[8]” che ha dovuto essere riscritto acquisendo il ben più burocratico titolo di “Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunita` europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007”[9].
Ma cosa può divenire il resto del mondo senza il patrimonio di valori e lo spirito di tolleranza dell’Europa: un infinito scontro commerciale tra potenze globali emergenti o, peggio, un crescendo di crisi e scontri armati? Ed infatti, anche se si guarda a dati globali, come si evince dagli atti preparatori del Seminario sul Bene Comune Globale organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (PCGP) presso la Pontificia Accademia delle Scienze, dall’11 al 12 luglio 2014, le 85 persone più ricche del mondo posseggono un patrimonio equivalente a quello della metà più povera della popolazione mondiale: negli ultimi anni, a fronte di un rafforzamento della concentrazione della ricchezza in una cerchia relativamente ristretta della popolazione mondiale, si è assistito ad un impoverimento della “classe media globale” mentre, per quanto concerne i più poveri, si riscontrano un miliardo di persone che vivono al di sotto i livello di reddito corrispondente alla povertà assoluta (meno di 1,35 dollari al giorno) e 2,7 miliardi che vivono con meno di due dollari al giorno[10].
La situazione di malessere del Paese e del mondo non sfugge alla Chiesa quando Papa Francesco dice: “Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa”[11]. Non possiamo infatti dimenticare che l’azione salvifica del Cristianesimo “si propone di incontrare l’uomo nella sua concreta realtà di essere storico”[12]. Per usare le parole del cardinale vietnamita Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, già Presidente del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace e di cui è in corso la causa di beatificazione, “Il cristiano, con lo sguardo fisso alla patria celeste, non si disinteressa delle sorti della patria terrestre, perché è proprio qui che ci prepariamo, con la nostra fede vissuta e incarnata nella ricerca della pace e della giustizia, a godere della Pace eterna e della Giustizia divina, identificata con la Misericordia e l’Amore[13]”.
E dal malessere economico e sociale sorge anche un malessere psicologico e spirituale che si intreccia col primo e ricade a pioggia sulla società in una moltitudine di effetti negativi che spaziano dalla sfiducia nella possibilità di farcela, che genera poi ulteriore decrescita economica (basti pensare agli effetti negativi sulla domanda della sfiducia dei consumatori) alla criminalità diffusa, dall’egoismo nei confronti dell’altro che mi è vicino (si pensi alle proposte di affondare o lasciare a se stessi i barconi carichi di migranti) all’egoismo nei confronti dell’altro che è lontano (si pensi all’indifferenza per i cristiani massacrati in Siria, Iraq, Libia e Nigeria, per le altre guerre diffuse nel mondo e per adulti e bambini che, nei paesi meno sviluppati, muoiono ogni giorno di fame o per malattie endemiche che in Occidente da tempo abbiamo sconfitto).
A fronte di questi problemi, tuttavia, i cittadini hanno perso la fiducia nella Politica. La politica non è più percepita come quel processo che deve consentire a liberi cittadini di aggregarsi per individuare insieme la soluzione dei problemi della comunità in vista di un percorso da realizzare insieme verso un bene comune.
Come già ravvisava nel 2000 Papa Giovanni Paolo II rivolgendosi a governanti e parlamentari di tutto il mondo in occasione del Giubileo, “… non può giustificarsi un pragmatismo che, anche rispetto ai valori essenziali e fondanti della vita sociale, riduca la politica a pura mediazione degli interessi o, ancor peggio, a una questione di demagogia o di calcoli elettorali. Se il diritto non può e non deve coprire l’intero ambito della legge morale, va anche ricordato che esso non può andare “contro” la legge morale.
Ciò assume particolare rilevanza in questa fase di intense trasformazioni, che vede emergere una nuova dimensione della politica. Il declino delle ideologie s’accompagna ad una crisi delle formazioni partitiche, che spinge ad intendere in modo nuovo la rappresentanza politica e il ruolo delle istituzioni. Occorre riscoprire il senso della partecipazione, coinvolgendo maggiormente i cittadini nella ricerca delle vie opportune per avanzare verso una realizzazione sempre più soddisfacente del bene comune”[14].
La politica, con le dovute eccezioni, è percepita, invece, nel migliore dei casi, come uno strumento di una certa classe dirigente, politica, economica o burocratica per perpetuarsi, uno “strumento di lotta per un potere asservito a interessi individuali”[15] ovvero, nel peggiore dei casi, come sinonimo di malversazione in forma associata per procurarsi dei vantaggi illeciti.
Ma non appare casuale che questo malessere si evidenzi maggiormente in una fase storica, in particolare per l’Italia, la cosiddetta “seconda” o “terza” Repubblica, in cui sembrano così lontane (dalla politica) e così vicine (alle esigenze dei cittadini) le parole di Aldo Moro, “Non so davvero se possa essere immaginata o desiderata in Italia una lotta politica completamente estraniata da principi e valori, e tutta tesa a prospettare le migliori soluzioni tecniche dei vari problemi del Paese”[16].
Prognosi
Siamo convinti che la risposta a questa situazione di disagio la possiamo trovare nelle nostre radici, nello sviluppare sul terreno della società, dell’economia e delle istituzioni quei principi di solidarietà, di sussidiarietà, di economia inclusiva che promanano dalla dottrina sociale della Chiesa ma che trovano sbocco e applicazione in una visione antropologica, in un progetto economico e sociale su cui ci si può incontrare anche con cristiani non cattolici o con cittadini appartenenti ad altre culture e che, tuttavia, condividono quella visione antropologica, quella volontà di liberare la persona dal bisogno – di cui parlava anche il Presidente degli Stati Uniti Roosevelt[17] – senza deresponsabilizzare la persona stessa. Come si ricorda infatti nel compendio della dottrina sociale della Chiesa, il principio di uguaglianza deve essere conciliato con la responsabilità di ciascuno per il perseguimento del bene comune[18], consapevoli come “la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo”[19].
Si tratta quindi di procedere con quell’autonomia e aconfessionalità fortemente sentite da un sacerdote impegnato in politica e nel sociale come don Luigi Sturzo[20].
Una grande azione formativa per un ritorno alla Politica con la “P” maiuscola, intesa non più come ambiente di corruzione e di mere lotte di potere fini a se stesse ma come capacità di aggregare la Polis, che sia la città, lo Stato, l’Europa o la Comunità internazionale per conseguire, sulla base di un criterio di sussidiarietà, cioè senza inutili competizioni o sovrapposizioni tra i vari livelli istituzionali, il raggiungimento del bene comune.
Per fare questo però è necessario un nuovo processo formativo che travolga gli steccati degli addetti ai lavori, dei circoli chiusi, dei messaggi rivolti a coloro che non hanno bisogno di essere convinti, che non si rivolga alle elites e alle classi dirigenti ma che si rivolga invece alla generalità dei cittadini e delle persone affinché cresca la capacità diffusa di ragionare e di valutare in coscienza i problemi, riflettendo insieme sule grandi sfide della società, sugli strumenti per affrontarle, sulla selezione della classe dirigente più appropriata per porre in essere quegli strumenti e sui criteri stessi di selezione.
Come affermarono chiaramente nei loro enunciati quel pugno di cattolici riuniti a Camaldoli negli anni bui della guerra, nel 1943, gettando le basi per la costruzione di una nuova classe dirigente destinata a ricostruire il Paese, “Ognuno ha da considerare se stesso quale membro attivo nell’organismo politico. Essendo la società civile una comunione, ciascuno deve portare il contributo della propria attività all’azione dello Stato, esercitando con coscienza le funzioni politiche che gli appartengono”[21].
L’Associazione Pier Giorgio Frassati vuole quindi contribuire, pronta a collaborare con chiunque condivida questo percorso, a questo progetto di formazione politica. In un mondo in cui sono scomparsi i vecchi partiti del secolo scorso con i loro strumenti di formazione, che nelle diverse culture politiche avevano comunque un fine di bene, ovverosia quello di formare i rispettivi militanti al perseguimento di un bene comune declinato secondo i rispettivi criteri di appartenenza, si è creato un vuoto di formazione. Si tratta di una formazione diversa da quella accademica, che è prevalentemente a senso unico, dal docente al discente, e da quella professionale, che pur essendo più interattiva della prima, è comunque finalizzata ad un obiettivo individuale e/o aziendale.
Si tratta invece di individuare degli strumenti diffusi di formazione che creino un’interazione tra formatori e formati, in cui i formatori si arricchiscano dei contributi che provengono dall’uditorio cui si rivolgono e arrivino perfino a scambiarsi i ruoli, in una prospettiva in cui, comunque, i formati siano tutti disponibili a divenire i formatori del domani, in un processo che si potrebbe definire “virale” oppure sarebbe inutile.
E su questo progetto ci si ripromette di aggregare, in primis, tutte le organizzazioni del mondo cattolico e lo si fa per andare insieme oltre i rispettivi steccati e oltre gli steccati comuni, attraverso un processo nel contempo di proficua contaminazione reciproca, ognuno con il suo patrimonio idee, proposte e valori specifici.
Contribuire, insieme a tutti quelli animati da una convergente buona volontà, a mettere insieme per questo progetto di formazione politica le reciproche esperienze, il carisma che anima i percorsi vissuti nelle rispettive esperienze ecclesiali, parrocchiali, professionali, politiche e culturali nel mondo dell’associazionismo e del volontariato cattolico, non per creare un ennesimo movimento e men che meno l’ennesimo partitino, quanto piuttosto per creare un terreno in cui far germogliare una nuova classe dirigente per questo Paese e per l’Europa, qualunque sarà la strada che i singoli vorranno poi intraprendere, purché si attengano alla regola di seguire la loro coscienza, memori delle parole di Giovanni Paolo II, “Proprio perché deriva dalla comunione ecclesiale, la partecipazione dei fedeli laici al triplice ufficio di Cristo esige d’essere vissuta e attuata nella comunione e per la crescita della comunione stessa”[22].
Nel merito dello studio dei problemi, consapevoli che “non ci si salva soli”[23], si cercherà poi un metodo in senso lato ecumenico; le soluzioni individuate in via teorica nel recinto delle e dal confronto tra i cattolici già impegnati nelle varie realtà associative che compongono la galassia cattolica, forti di questo processo di elaborazione condivisa, potranno essere confrontate con realtà che, pur partendo da storie e culture diverse, siano animate da eguale comune buona volontà, “esclusa ogni forma sia di indifferentismo e di sincretismo, sia di sconsiderata concorrenza”, per ricordare le parole del Santo Padre e del Concilio Vaticano II[24].
Terapia
Perché richiamarsi a Pier Giorgio Frassati?
E’ noto che il beato Pier Giorgio Frassati nasce da una famiglia dell’alta borghesia piemontese all’inizio del novecento (1901) e rivela fin da bambino una vocazione intensa per la carità[25], che lo porterà ad aderire o creare numerose associazioni impegnate in ambito sportivo, sociale, culturale, politico e spirituale. Consumerà il suo ardore in pochi anni spegnendosi già all’età di 24 anni (1925), ma restando un infaticabile esempio per i giovani del suo e del nostro tempo e per l’associazionismo cattolico, tanto da essere proposto come modello ai giovani da Giovanni Paolo II, che gli affidò l’impegno missionario dei giovani[26], e dallo stesso Papa Francesco, in occasione della XXIX Giornata Mondiale della Gioventù[27].
Ispirati alla figura di Pier Giorgio Frassati sono nati vari circoli e associazioni nel tempo e fra queste, già negli anni ottanta, una ha visto come promotori alcuni giovani di allora che, oggi, insieme ad altri giovani e non giovani di questo tempo, intendono riproporre Pier Giorgio Frassati, che nel 1990 è stato proclamato beato[28], come simbolo per l’iniziativa qui delineata.
L’intento è quello di avvalersi di tutti gli strumenti di formazione potenzialmente disponibili, convegni, seminari, corsi, siti Internet, Media, e-Learning, Università popolari, partendo da un’assoluta assenza di qualsiasi mezzo finanziario per verificare sul campo che tutto ciò che sarà fatto e si potrà fare sulla base esclusivamente del consenso e di uno spirito volontaristico.
Si tratta di una follia? Ma lo ha detto Papa Francesco: “Being Christian means being “a bit foolish””[29]!
Si tratta di consentire ai “pensatori” del mondo cattolico di parlarsi tra loro, e poi di consentire a questi di parlare alla gente del mondo cattolico nonché, infine, di consentire alla “gente” del mondo cattolico di parlare al resto del mondo.
Unire in rete i pensatori e i pensatoi, i cosiddetti “Think Tanks”, unire in rete associazioni e movimenti che operano nel volontariato e sul territorio e poi unire in rete Think Tanks e territorio, volontari e operatori che di norma si occupano di altro, ognuno secondo la rispettiva vocazione, professione e appartenenza.
Il sogno di un’Europa unita, le grandi riforme agrarie, fiscali e industriali del dopoguerra sono state pensati e posti in atto da cattolici impegnati in politica, ma quanti oggi lo sanno al di fuori del circuito degli studiosi e degli addetti ai lavori? Quanto se ne parla nei programmi di storia ed educazione civica delle scuole, nei telegiornali, nei talk show, nei quotidiani on line e nei social network?
Non che senza l’Associazione Pier Giorgio Frassati tutto questo non sia consentito, ma c’è la sensazione che sarebbe utile ogni sforzo in più, ogni catalizzatore, un qualcosa che aiuti a capire se si vuole fare rete, e poi aiuti chi vuole fare rete a fare rete, senza per questo aumentare l’entropia, le duplicazioni e le sovrapposizioni ma semplicemente mettendo in connessione a questo fine, che, lo ricordiamo, è un fine specifico di formazione di cultura politica, quella ricchezza del mondo dei laici cristiani impegnati in politica, in economia, nelle professioni, nella cultura, che talora appaiono come una moltitudine di monadi che non riescono a dialogare tra loro e men che meno riescono a dialogare con la gente comune.
Nel merito si tratta di richiamarsi all’antropologia cristiana e ai suoi valori etici – senza ergere un muro confessionale rispetto ad altre chiese, religioni e culture bensì aprendosi alla condivisione di quei valori se possono consentire di perseguire insieme il bene comune – per rielaborare in chiave attuale la traduzione in termini economici, politici e sociali di quella tradizione che viene dai valori del Personalismo, della Solidarietà e della Sussidiarietà che permea la storia italiana ed europea.
Si mira quindi alla realizzazione di un foro di studio e di divulgazione che consenta, in primo luogo, un incontro e un confronto tra tutte le realtà del mondo cattolico impegnate in politica, in economia e nel sociale nonché, in secondo luogo, una formazione ed un aggiornamento permanente su questi temi dei cittadini e, in terzo luogo, il confronto, su questi temi, tra il mondo cattolico e altre realtà e culture, cristiane e non, anche laiche e liberali, che si riconoscano nella suddetta antropologia e singoli principi che scaturiscano dalla stessa: tutela della famiglia, solidarietà e cooperazione, personalismo, tutela della persona, costruzione di un’Europa politicamente unita, su basi federali, e socialmente ed economicamente solidale.
Forti di un processo di riflessione ed elaborazione basato su quei valori si potrà intervenire nel dibattito e nel confronto sui temi di attualità senza condizionamenti suscettibili di farci dimenticare “il primato dell’uomo sulle cose: esse sono finalizzate a lui e affidate alla sua responsabilità, mentre per nessuna ragione egli può essere asservito ai suoi simili e quasi ridotto al rango di cosa”[30].
Alla luce dei suddetti criteri, si potrà procedere ad iniziative specifiche di formazione, divulgazione e ricerca sui temi delle politiche istituzionali, economiche e finanziarie, europee e internazionali, sociali e culturali, destinate, da un lato, ad operatori già specializzati o specializzandi, come docenti e giornalisti, studenti e ricercatori, professionisti e artigiani, dirigenti politici e sindacali, economisti e imprenditori, dipendenti salariati o lavoratori autonomi e, dall’altro, al più vasto insieme – basti pensare alla ricchezza dell’esperienza delle università popolari di ispirazione cristiana[31] o alle potenzialità del web[32] – di tutte le persone animate da buona volontà come disoccupati, pensionati, cittadini e immigrati.
Incontri, seminari e corsi potranno spaziare sui temi della Dottrina sociale della Chiesa, dell’economia, delle riforme istituzionali, dell’Europa, della politica internazionale, dell’impegno dei cristiani in politica, della politica della formazione e della cultura, della tutela sociale e ambientale, della scienza, dei problemi della famiglia, del volontariato.
I giovani non vogliono vedere dei buoni impiegati, dei buoni ingegneri, dei buoni amministratori, ne hanno ormai sopra i capelli, la stanchezza è enorme, non vogliono vedere questo! Non vogliono dei semplici esempi ma vogliono un progetto universale di vita basata su Cristo Signore e Dottrina sociale cristiana!
La vita divina partecipata guarisce ogni ferita e dà la salvezza a tutti gli uomini. Gesù è vivo. Egli si accosta a noi, entra nei nostri stati d’animo, si inserisce nelle nostre malinconie, depressioni, avvilimenti, disperazioni. Gesù opera in noi per condurci a capire il modo di pensare di Dio, a farci vedere l’errore del nostro ragionare umano, fino a farci ragionare alla moda di Dio, abbandonando il modo di pensare degli uomini.
Egli deve gradualmente distaccarci dal nostro modo di vivere e inserirci nel suo modo di agire, fare in modo che noi arriviamo a far coincidere la nostra volontà con quella sua. “Per questo il Signore vuole ‘ri-crearci’, fare nuovo il nostro cuore, ‘ri-creare’ il nostro cuore per fare trionfare la gioia” (Papa Francesco).
Forse è venuto il momento di osare, come diceva Giovanni Paolo II ai giovani di tutto il mondo riuniti al Santuario di Jasna Góra nel 1991, “A voi, dunque, la missione di assicurare nel mondo di domani la presenza di valori quali la piena libertà religiosa, il rispetto della dimensione personalistica dello sviluppo, la tutela del diritto alla vita, la promozione della famiglia, la valorizzazione delle diversità esistenti tra le culture per un reciproco arricchimento, la salvaguardia dell’equilibrio ecologico minacciato da rischi sempre più gravi”[33].
Forse è venuto il momento di osare un po’ di più per tutti coloro che sono animati da buona volontà, per i fedeli di parlare anche di economia nelle parrocchie, per i politici, i giuristi e gli economisti di tornare a studiare la Dottrina Sociale della Chiesa e per tutti i cittadini di “sporcarsi” in senso buono le mani con la politica per “contaminarla” di volontà costruttiva, per preparare un mondo migliore, per noi e per le prossime generazioni.
[1] http://www.istat.it/it/archivio/151146
[2] http://www.istat.it/it/archivio/132675
[3] http://www.istat.it/it/archivio/128371, per un definizione dei concetti di povertà relative e povertà assoluta si veda Caritas Italiana, Il bilancio della crisi – Le politiche contro la povertà in italia Rapporto 2014, 14 luglio 2014, http://s2ew.caritasitaliana.it/materiali/PDF/RapportoPolitichePoverta2014.pdf
Dallo stesso rapporto si evince (p. 11) la diversa definizione adottata da Eurostat per il del concetto di povertà relativa (Chi ha un reddito inferiore al 60% di quello mediano del proprio paese: Persone a rischio di povertà = 19,4%).
[4] http://www.istat.it/it/archivio/136932
[5] ISTAT Anno 2013 – NATALITÀ E FECONDITÀ DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE, 27 NOVEMBRE 2014, www.istat.it/it/files/2014/11/natalità2013.pdf
[6] Di lui si è detto che la riunificazione non si sarebbe attuata in modo pacifico senza la sua capacità di creare fiducia e di mantenere la parola data. Cfr. Istituto Luigi Sturzo – Fondazione Konrad Adenauer, Il 1989 – La caduta del muro di Berlino e la libertà dell’Europa, a cura di Tiziana Di Maio e Wilhelm Staudacher, Soveria Mannelli, 2009, p. 139.
[7] Intervento di De Gasperi al Senato in occasione del dibattito sull’istituzione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), il 15 novembre 1950, riportato da Daniele Preda, Alcide De Gasperi federalista europeo, Il Mulino, Bologna, 2004, p. 525.
[8] http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00289743.pdf
[9] http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/202627.pdf
[10] Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, André Habisch, Stefano Zamagni, THE GLOBAL COMMON GOOD: TOWARDS A MORE INCLUSIVE ECONOMY, Vatican, 11-12 July 2014, RESEARCH WORKING PAPER, http://www.iustitiaetpax.va/content/dam/giustiziaepace/Eventi/globalcommongood/RESEARCH%20WORKING%20PAPER%20ENG%20FINAL_WEBSITE.pdf
[11] Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangeli Gaudium (24 novembre 2013), 53.
[12] Mons. Lorenzo Leuzzi, La questione di Dio oggi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2011, p. 48.
[13] Indirizzo di saluto del card. Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, Presidente del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, al Congresso Internazionale “La grandezza della vita quotidiana”, presso la Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, l’11 gennaio 2002, pubblicato in La grandezza della vita quotidiana – Vocazione e missione del cristiano in mezzo al mondo, Edizioni Università della Santa Croce, Roma, 2002, p. 173. Nello stesso discorso il card. Van Thuan ha ricordato l’impegno di san Josemaria Escriva perché nel Catechismo della Chiesa Cattolica vi fossero alcuni riferimenti ai doveri sociali e politici dei cristiani nella comunità civile, rilevando come tale desiderio fosse stato recepito nel secondo capitolo della terza parte. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1992, pp. 474 e seguenti.
[14] Giubileo dei governanti e dei parlamentari, Omelia del Santo Padre, paragrafi 4 e 5, http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/2000/documents/hf_jp-ii_hom_20001105_jubilee-gover.html
Domenica, 5 Novembre 2000
[15] Mons. Mario Toso, Riappropriarsi della Democrazia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2014, p. 12
[16] Discorso sulla presenza dei cattolici nella vita politica italiana, in occasione del Congresso provinciale della DC di Bari, il 29 ottobre 1967, pubblicato su Il Popolo il 30 ottobre 1967 e riportato in: Aldo Moro – Scritti e Discorsi, a cura di Giuseppe Rossini, Vol. IV 1966-1968, Edizioni Cinque Lune, Roma, 1986, p. 2433.
[17] Nel discorso sullo Stato dell’Unione rivolto al Congresso degli Stati Uniti, il 6 gennaio 1941, sulle ragioni del coinvolgimento nel conflitto mondiale con il sostegno dato alla Gran Bretagna aggredita da Hitler, il Presidente Franklin D. Roosevelt enunciò le Quattro libertà, fra le quali la libertà dal bisogno, che avrebbero ispirato la Carta Atlantica e la Dichiarazione delle Nazioni Unite. Cfr: http://www.fdrlibrary.marist.edu/fourfreedoms
[18] Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2004, n. 158.
[19] Discorso di Papa Benedetto XVI alla Westminster Hall di Londra il 17 settembre 2010, pubblicato in Una nuova cultura per un nuovo umanesimo – I grandi discorsi di Benedetto XVI, a cura di mons. Lorenzo Leuzzi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2011, p. 129.
[20] Aldo Moro, Discorso sulla figura di Luigi Sturzo pronunciato a Roma il 24 settembre 1959, riportato in: Aldo Moro – Scritti e Discorsi, a cura di Giuseppe Rossini, Vol. II 1951-1963, Edizioni Cinque Lune, Roma, 1986, p. 600.
[21] Democrazia Cristiana/Direzione Nazionale – Dipartimento Formazione, Rerum Novarum – Codice di Camaldoli – Centesimus Annus, a cura di Angelo Gatti e Giovanni Allara, Centro stampa e allestimento dc, Roma, 1991, p. 60.
[22] Esortazione Apostolica Post-Sinodale Christifideles Laici di Sua Santita’ Giovanni Paolo II su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel Mondo, 30 dicembre 1988, 14 http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_30121988_christifideles-laici.html
Nel nuovo codice di diritto canonico del 1983 l’articolo 215 recita: ” Ai credenti è consentito fondare e dirigere liberamente associazioni a scopo caritativo o religioso o per promuovere vocazioni cristiane nel mondo, e a tenere incontri per promuovere in comunione tali obiettivi.” Cfr. Marianne Tigges, La questione delle vocazioni e delle missioni nella Chiesa di oggi, http://www.medjugorje.hr/it/spiritualita/riflessioni-teologiche/nuovi-movimenti/
[23] Mons. Vincenzo Paglia, Franco Scaglia, Cercando Gesù, PIEMME, Milano, 2012, p. 141.
[24] Papa Giovanni paolo II, Lett. Enc. Redemptoris Missio circa la permanente validità del mandato missionario, 7 dicembre 1990, http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_07121990_redemptoris-missio.html
[25] Carla Casalegno, Pier Giorgio Frassati, EFFATA EDITRICE, Cantalupa, 2005, p. 36.
[26] Discorso di Giovanni Paolo II ai giovani della diocesi di Roma, 5 aprile 2001, http://gsearch.vatican.va/search?q=cache:Up0mmz0mTCgJ:www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/2001/documents/hf_jp-ii_spe_20010405_youth_it.html+frassati+%22cercate+di+conoscerlo%22&site=default_collection&client=default_frontend&output=xml_no_dtd&proxystylesheet=default_frontend&ie=UTF-8&access=p&oe=ISO-8859-1
[27] Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXIX giornata mondiale della gioventù 2014, 21 gennaio 2014, in cui ricordò la frase di Pier Giorgio Frassati: «vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere» http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/youth/documents/papa-francesco_20140121_messaggio-giovani_2014.html
[28] Beatificazione di Pier Giorgio Frassati, omelia di Giovanni Paolo II, Domenica, 20 maggio 1990, http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1990/documents/hf_jp-ii_hom_19900520_beatificaz-frassati.html
[29] Morning Meditation In The Chapel Of The Domus Sanctae Marthae, Foolish Christians, Thursday, 11 September 2014, http://gsearch.vatican.va/search?q=cache:UXq2p4bsBSkJ:w2.vatican.va/content/francesco/en/cotidie/2014/documents/papa-francesco-cotidie_20140911_foolish-christians.html+follia+inmeta:creator%3DFrancesco&site=default_collection&client=default_frontend&output=xml_no_dtd&proxystylesheet=default_frontend&ie=UTF-8&access=p&oe=UTF-8
[30] Lettera enciclica Evangelium Vitae del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi ai religiosi e alle religiose ai fedeli laici e a tutte le persone di buona volontà sul valore e l’inviolabilità della vita umana, 25 marzo 1995, 34, http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25031995_evangelium-vitae.html
[31] Ci si riferisce, a titolo di esempio, non solamente all’azione formative svolta dalle università cattoliche e pontificie ma, in questo caso soprattutto a quelle esperienze diffuse sul territorio come, a titolo di esempio indicative e non esaustivo, L’Università Popolare Mariana (UPM) fondata e inaugurata da Chiara Lubich il 15 ottobre 1980 a Rocca di Papa (Roma), alla presenza dei responsabili del Movimento dei Focolari nel mondo. Cfr. http://www.universitapopolaremariana.org/it/
[32] Lettera Apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ai responsabili delle comunicazioni sociali, Il Rapido Sviluppo, http://gsearch.vatican.va/search?q=cache:3m8hhyogVmMJ:www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_20050124_il-rapido-sviluppo_it.html+Christifideles+Laici+inmeta:creator%3DGiovanni%2520Paolo%2520II&site=default_collection&client=default_frontend&output=xml_no_dtd&proxystylesheet=default_frontend&access=p&ie=UTF-8&oe=windows-1252
[33] VI Giornata mondiale della gioventù, omelia di Giovanni Paolo II, Santuario di Jasna Góra Giovedì, 15 agosto 1991, http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1991/documents/hf_jp-ii_hom_19910815_jasna-gora-gmg.html